A ruota libera

Bonobo Power – Tutto ciò che siamo e che facciamo ha dei precedenti storico-evolutivi la cui ricostruzione è in grado di svelarci segreti di noi stessi che nemmeno la più profonda psicanalisi riuscirebbe mai a districare e a giustificare.

 

 

 

Due secoli fa nasceva il filosofo e naturalista Darwin che con la sua teoria dell’evoluzione naturale pensava che gli esseri viventi si fossero evoluti da antenati comuni: “l’uomo è l’essere più simile alla scimmia quindi è da essa che si è evoluta”.

 

Oggi un vero darwiniano non lo s’incontra tutti i giorni. I darwiniani di oggi parlano spesso di scimmie, com’è normale, e tra tutte le scimmie prediligono il bonobo (noi lo confondiamo erroneamente con lo scimpanzé). Alcuni si spingono più in là sostenendo che la società del bonobo è di gran lunga migliore della nostra e che l’uomo è in realtà una sottospecie del bonobo.

Addirittura Caparezza, nel 2008, cantava lo straordinario comportamento delle scimmie bonobo e la canzone Bonobo Power è un apparente inno alla scimmia e sembra quasi una critica alla nostra società che ad un occhio attento sembrerebbe quasi meno evoluta del mondo animale.

 

Il bonobo (nome comune del Pan Paniscus) è una delle quattro grandi scimmie antropomorfe e come l’etimologia suggerisce (dal greco: ànthropos, “uomo” e morphè, “forma”) assieme allo scimpanzé, al gorilla e all’orango è l’animale con cui condividiamo la più alta percentuale di codice genetico: le stime sono variabili ma si aggirano attorno al 98.4% per lo scimpanzé e il bonobo, mentre sono significativamente più basse sia per il gorilla che per l’orango.

Il bonobo è rimasto praticamente sconosciuto anche alla comunità scientifica fino agli anni ’70; poi alla fine degli anni ’90 i bonobo hanno ricevuto una quantità esagerata di attenzioni mediatiche, perché le caratteristiche salienti della vita di questa specie stuzzicarono la curiosità di chi si occupava di etologia comparata.

 

Che significa etologia comparata? É molto semplice: significa cercare di capire il perché di alcuni nostri comportamenti (sociali o individuali) a partire dall’osservazione delle cause che spingono i nostri cugini pelosi a compierne di simili.

Fabio, il nostro collega appassionato del mondo animale, ci spiega come negli scimpanzé, di fatto, si osservano tutti i difetti e le esasperazioni della natura umana, i bonobo invece sembrano adatti, come simbolo, a indicarci una possibilità diversa.

 

Ufficio marketing:Perché dici questo Fabio?

Perché gli scimpanzé comuni conoscono la sopraffazione, l’arroganza e la violenza: benché si tratti di creature sostanzialmente intelligenti e sensibili, capaci di sentimenti e commozione, nella loro società le violenze sono comuni, più o meno quanto tra gli esseri umani.

Gli scimpanzé conoscono la prepotenza dei maschi sulle femmine, proprio come l’uomo, fanno la guerra tra loro, uccidono membri della loro stessa comunità e lo fanno per salire di “grado” nella piramide sociale; devono fare i conti, qualche volta, anche con l’infanticidio, la tortura e la guerra.

Questo non vuol dire che tutti gli scimpanzé siano violenti, ma senza dubbio è un fatto che per loro, come per noi, questi istinti non siano estranei.

I bonobo invece hanno scelto un’altra via. Pacifismo, matriarcalismo, egualitarismo, scarsa voglia di invadere e predare, tendenza alla cooperazione, condivisione del cibo, feste, divertimento e sesso. Tanto sesso, infatti i bonobo hanno collaudato una tecnica efficacissima per risolvere conflitti e tensioni: riderci sopra facendo l’amore.

 

Ufficio marketing: “Non possiamo credere che dopo ogni conflitto hanno un rapporto sessuale e si riproducono

Il mio interesse per i bonobo è nato da un documentario dove la cosa che mi ha incuriosito di più è appunto che i conflitti tra i bonobo sono gestiti in maniera essenzialmente non violenta, dove il sesso interviene come un’alternativa all’aggressività.
Il sesso è la chiave dell’intera vita sociale ed è parte integrante di tutte le relazioni sociali dei bonobo: tra generi diversi e dentro lo stesso genere, nella stessa comunità e al di fuori. Come segno di saluto o di riconciliazione, come celebrazione di un’amicizia e di un pericolo scampato. Prima e dopo i pasti. Da soli, in due o in gruppo.

 

Questi sono i bonobo. Sono gli unici primati nei quali il sesso è separato dalla procreazione, ed è fonte di socialità e di piacere, infatti, il tasso di riproduzione è piuttosto basso, ciò dimostra che non esiste un legame tra sessualità e riproduzione.

Come l’uomo, il bonobo fa sesso ogni volta che lo desidera, indipendentemente dall’istinto riproduttivo e dalla fertilità della femmina.

 

Ufficio marketing: “É evidente però che, a parte la pratica del sesso, l’homo sapiens ha seguito un’evoluzione culturale che lo ha portato ad assomigliare maggiormente all’aggressivo e calcolatore scimpanzé, piuttosto che al docile e ridente bonobo.

Possiamo dire che l’uomo abbia in sé le caratteristiche di entrambi i primati: l’amore e la pace da una parte, la competizione e l’aggressività dall’altra.

Frans De Waal, etologo concentrato sullo studio del comportamento sociale di scimpanzé e bonobo, sostiene nei suoi libri che gli scimpanzé siano solo la testimonianza storico-evolutiva del nostro lato oscuro, mentre i bonobo costituiscano la controparte del nostro lato buono.

 

Come sempre c’è di mezzo l’evoluzione.

L’uomo negli anni ’60/70 gridava “mettete dei fiori nei vostri cannoni” oppure “fate l’amore, non fate la guerra”.

Il movimento hippies, i cosiddetti figli dei fiori, professavano il concetto tanto semplice dell’amore come antidoto al disaccordo e alle guerre, ma ormai al giorno d’oggi è solo un ricordo (per fortuna non del tutto dimenticato), le nuove generazioni sono più inclini alla pulsione verso la distruzione.

E così anche per i primati, si crede che i bonobo, essendo rimasti confinati nelle foreste tropicali dell’Africa centrale, non si siano dovuti adattare a molti cambiamenti.

Gli scimpanzé, al contrario, con il passare del tempo si sono dovuti adattare a luoghi più difficili e aridi, hanno sviluppato delle tecniche di caccia e l’uso di diversi oggetti, come il lancio delle pietre.

 

Forse proprio tutto ciò ha causato la loro aggressività.

E se questo modello evolutivo è corretto, il bonobo potrebbe aver subito meno trasformazioni degli scimpanzé, e anche degli umani.

Forse l’epoca in cui viviamo ci ha fatto perdere di vista l’etica e la morale radicata nella nostra stessa natura biologica.

Osservando i primati, riconosciamo molte delle tendenze insite nella nostra moralità, come le regole di reciprocità, empatia e simpatia, il senso di lealtà e il bisogno di andare d’accordo, che oggi vengono celate dal libero arbitrio e dall’egoismo che ha portato l’economia capitalista.

Ci diamo baci sulla guancia per salutarci, pacche sulla schiena, strette di mano per presentarci, urliamo in coro per allegria, ci stringiamo gli uni agli altri nell’esultanza o nel dolore, senza mai chiederci da dove derivano questi nostri comportamenti.

Quindi, quando usiamo l’espressione “imparare dagli animali“, forse, per l’uomo significa fare passi indietro e non avanti, riscoprire comportamenti innati nella nostra natura che sono andati persi nel contesto e nella società in cui viviamo.